3830 recensioni a vostra disposizione!
   

UN GIOCO ESTREMAMENTE PERICOLOSO
(HUSTLE)
Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 6 maggio 1976
 
di Robert Aldrich, con Burt Reynolds, Catherine Deneuve, Ben Johnson, Eddie Albert, Ernest Borgnine, Eileen Brennan, Paul Winfield (Stati Uniti, 1975)
 

Robert Aldrich, ventisei film in ventitre anni è uno degli avventurieri di Hollywood, un prodotto tipico di quel cinema, il risultato di una cultura e di un sistema commerciale che altre scuole cinematografiche non potrebbero mai proporre. Come Sam Fuller, Don Siegel, Sturges, Fleischer e Brooks, fra quelli della vecchia generazione. O Sam Peckinpah, Winner o Tom Gries fra quelli della nuova. Avventuriero, non tanto per il suo modo di vivere, che non conosco, ma per la natura della propria opera che ne è probabilmente uno specchio assai fedele. Per l'incostanza dell'ispirazione, la facoltà di adattarsi alle mode, la violenza, il gusto per il barocco e per il decadente, il carattere reazionario, il piacere del melodrammatico, delle situazioni eccessive e abnormi, dello stile convulso e aggressivo. Aldrich ha sempre girato dei film di guerra, o dei polizieschi, o dei melodrammi: anche questo.


HUSTLE non sfugge alla regola. E' un poliziesco melodrammatico. Solo che il regista sembra aver cambiato ancora una volta direzione, ed è difficile dire se per ecclettismo, per esigenza, o per calcolo. HUSTLE non è più aggressivo, come le prime opere di Aldrich, non è più truculentemente grottesco, come la sua serie sulla madre castratrice americana (i film sui mostri Joanne Crawford, Bette Davis,Olivia de Havilland) e nemmeno semplicemente fascista, come un suo uso della violenza a fini di spettacolo poteva lasciare supporre. Anzi, l'Aldrich è qui meditativo, ripiegato su se stesso. Il poliziotto che ne è l'eroe, non solo dubita della bontà delle leggi che deve fare rispettare, ma ha anche capito che queste servono soltanto al più forte, a colui che è "importante". Ed il ripiegamento è anche sentimentale, come di dovere: l'eroe rimpiange i tempi di Humphrey Bogart, la musica di Artie Shaw e di Glenn Miller; ed il regista, ancor più, il clima di quelle pellicole degli anni quaranta. Aldrich è un personaggio ambiguo. Il suo film è come lui. Ci sono troppi temi, troppe ambizioni, e troppa poca disciplina: la voglia di denunciare i soprusi del potere, di sondare certi rinvii psicologici femminili, la nostalgia per uno stile ed un tipo di eroe "retro".


C'è la grande abilità nel dirigere gli attori, nel creare personaggi mostruosi: straordinario, anche se breve, quello di Ernest Borgnine, il capo della polizia. E anche quello dell'avvocato, che Eddie Albert dipinge con rara perfezione. Ma c'è anche troppa verbosità, e molta confusione. Che viene dal fatto di aver voluto, in una carriera così lunga, giungere a tutto, meglio di tutti.


   Il film in Internet (Google)

Per informazioni o commenti: info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch

Elenco in ordine


Ricerca






capolavoro


da vedere assolutamente


da vedere


da vedere eventualmente


da evitare

© Copyright Fabio Fumagalli 2024 
P NON DEFINITO  Modifica la scheda